Mosaici
(pagina tratta dal sito del Centro Aletti - http://www.centroaletti.com/)
La struttura architettonica della chiesa, con lo spazio pensato come convergente verso il corridoio centrale, offre la possibilità per una iconografia della deisis.
Cristo dice di se stesso: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me sarà salvo” (Gv 10,9). Nelle chiese bizantine, al centro dell’iconostasi c’è la “porta regale”, che intende appunto esprimere questo versetto del Vangelo. Ma accanto a questa porta sono raffigurati i santi in atteggiamento di deisis, cioè di “preghiera”, di intercessione. Il loro dorso inclinato e le mani stese indicano colui a cui si rivolge la preghiera. La preghiera ci svuota dall’egoismo, dando spazio a Colui che preghiamo. Perciò le figure sono inclinate, umili, perché trovano il loro vero centro nell’Altro, nel Signore. Chiedono, e allo stesso tempo è come se già dicessero: è solo Cristo che distribuisce le grazie.
Tutta la figura è espressa in questo gesto, ad indicare che tutta la persona è diventata preghiera e che la preghiera è un atto vitale che unisce in sé i molti e diversi aspetti della nostra relazione dialogale con Dio.
Tutte le figure rappresentate in questa chiesa hanno tale atteggiamento. Anzitutto l’angelo, perché gli angeli sono per antonomasia i testimoni della presenza di Dio e i suoi messaggeri, cioè esseri di relazione, di dialogo, esseri orientati, rivolti a Dio.
Nella tradizione iconografica, i personaggi classici della deisis sono La Madre di Dio e Giovanni Battista. Qui i nostri occhi scorgono immediatamente Giovanni Battista, accanto al battistero.
Per la Madre di Dio non è stata scelta la raffigurazione classica della deisis, in quanto nella parrocchia c’è la tradizione di venerare la Madre del Buon Consiglio.
Di Giovanni Battista viene sottolineato l’aspetto dell’ascesi, dell’uomo del deserto, che rinuncia a tutto per essere disponibile e aperto alla voce di Dio. Dietro di lui viene sant’Ugo di Grenoble, anch’egli un asceta, nonostante non abbia mai potuto vivere da monaco, come desiderava, ma abbia dovuto svolgere la funzione di vescovo. Ugo infatti era amico di san Bruno e dei primi certosini, uomini che sceglievano la via dell’ascesi, della purificazione, del ritiro, del silenzio, perché a loro bastava solo Dio. Perciò è raffigurato con il pastorale in mano, ma anche con i segni che accompagnano tradizionalmente nell’iconografia i santi certosini: l’abito monastico, la lampada in mano e sette stelle, poiché erano sette i primi certosini.
Dall’altro lato, troviamo Pietro e Paolo anch’essi in atteggiamento di deisis, e insieme con i simboli del loro martirio, cioè la croce rovesciata e la spada della decapitazione, proprio per sottolineare che hanno indicato Cristo con tutta la loro esistenza. Cristo è più importante della loro stessa vita. Anzi, la loro vita, anche nella sua morte, trova la sua giustificazione nel testimoniare il Signore.